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Vogliamo vedere

Incontri oltre le frontiere

Nel passaggio del Vangelo di Giovanni 12,20-33, troviamo il racconto di un evento significativo: alcuni Greci, desiderosi di incontrare Gesù, si rivolgono a Filippo e Andrea. Questo episodio segna l'inizio di un dialogo che va oltre i confini culturali e religiosi. I Greci, rappresentanti di un mondo pagano, vogliono "vedere Gesù", indicando un desiderio di conoscenza e incontro. In questo contesto, emerge la necessità di un approccio rispettoso e aperto al dialogo interculturale e interreligioso, fondato sulla ricerca sincera della verità e della fede. Non è solo un atto di curiosità, ma un desiderio profondo di conoscere la persona di Gesù e il suo messaggio.

La trafila che questi Greci devono compiere per incontrare Gesù, passando da Filippo ad Andrea prima di arrivare a Lui, sottolinea le difficoltà della comunità primitiva nel comprendere e accogliere l'universalismo proposto da Gesù. Questo episodio mette in luce le sfide culturali e religiose che i primi cristiani dovevano affrontare nell'apertura alla diversità e all'inclusività.

Il linguaggio universale dell'amore

23Gesù rispose loro: «È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato».

La risposta di Gesù alla richiesta dei Greci, apparentemente fuori tema, rivela invece un profondo significato. L'ora della sua glorificazione, indicata dalla prossima morte in croce, rivela l'amore universale di Dio per tutta l'umanità. Gesù parla del sacrificio come un atto di amore che porta frutto, mettendo in discussione i valori mondani di successo e prestigio. Attraverso la morte di Gesù, Dio manifesta il suo amore universale per tutta l'umanità, offrendo la possibilità della salvezza a chiunque creda. La croce diventa così il simbolo della vittoria sulla morte e dell'amore redentore di Dio per il mondo.

La simbologia del chicco di grano:

 25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.

Gesù invita coloro che vogliono servirlo a seguirlo e ad essere pronti ad affrontare le sfide e le persecuzioni che comporta la sequela.  Attraverso l'immagine del chicco di grano che muore per produrre frutto, Gesù illustra il significato della sua morte e risurrezione esprimendo il concetto di fertilità attraverso il sacrificio. La sua morte sulla croce non è vista come una sconfitta, ma come un'esplosione di vita e amore. Questo passaggio sottolinea l'importanza del dono di sé e del servizio agli altri, come vie per comprendere e vivere la vera gloria di Dio. Il vero valore risiede nell'umiltà e nell'amore disinteressato.

Accettare la propria fragilità. Avere fiducia in Dio

27Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! 28Padre, glorifica il tuo nome».

Gesù esprime la sua umanità nel momento di angoscia di fronte alla prospettiva della morte imminente, la sua reazione è di turbamento e paura. Tuttavia, offre un potente esempio di accettazione della propria fragilità umana, accettando il suo destino con fiducia nel piano divino, chiedendo al Padre di glorificare il suo nome attraverso il suo sacrificio. Ci indica la via della piena consegna e obbedienza, anche di fronte alla sofferenza.

La voce dal cielo:

La voce dal cielo conferma il piano divino e annuncia la glorificazione di Gesù attraverso la sua morte e risurrezione.

29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.

Questo evento segna un punto di svolta nel giudizio del mondo e nell'attrazione di tutte le persone verso Gesù; è un invito, rivolto a tutti, a riflettere sulla propria vita e sulla propria fede. La richiesta di vedere Gesù riflette il desiderio universale di incontro con il Divino, mentre la risposta di Gesù sottolinea l'importanza della trasformazione interiore attraverso il dono di sé e la fede attiva nell'amore di Dio.

Conclusioni

Il passaggio del Vangelo di Giovanni 12,20-33 ci invita a riflettere sulla ricerca dell'incontro con Gesù, sull'importanza del sacrificio e del servizio, e sulla fiducia nel piano divino nonostante le difficoltà. Ci sprona a vivere una vita improntata sull'amore e sull'umiltà, consapevoli della presenza divina che ci guida e ci sostiene nelle nostre sfide.

Riflessioni e domande

  1. Come puoi approfondire la tua relazione con Dio e Gesù Cristo attraverso lo studio e la meditazione della Parola di Dio? Quali passi pratici puoi intraprendere per rendere la Parola di Dio una parte più significativa della tua vita quotidiana?

  2. Il concetto di sacrificio può essere difficile da comprendere e accettare nella società contemporanea orientata al successo e al benessere individuale. Quali situazioni o relazioni nella mia vita richiedono un sacrificio da parte mia, e come posso viverle con umiltà e generosità, seguendo l'esempio di Cristo?

  3. Quali opportunità ho per trasformare le mie fragilità in occasioni di crescita spirituale e per manifestare la mia fede e il mio amore agli altri?

Preghiera

Dio misericordioso, concedici la grazia di incontrare Cristo nelle nostre vite quotidiane e di imparare dagli insegnamenti di amore e servizio che ci ha lasciato. Aiutaci a abbracciare il sacrificio come segno del tuo amore universale per tutta l'umanità e guidaci nel servire gli altri con umiltà e generosità. Amen.

Vogliamo vedere Gesù!

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Gv 12,20-33

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Penso che quei Greci si siano rivolti a Filippo per il nome che porta, derivato dal greco e che significa amico dei cavalli, cavaliere, sperando di essere capiti nel loro parlare e infatti è stato così, si sono intesi. E Filippo ha fatto onore al suo nome, agendo da vero cavaliere, chiedendo il mio aiuto e portando tutti all’incontro con Gesù. Volevano vederlo, ma soprattutto dovevano ascoltarlo per penetrare un po’ nel mistero della sua persona. Le parole che abbiamo udito, anche noi suoi discepoli, erano un invito a riflettere su quello che avviene nel buio della terra dove il chicco di grano sembra disfarsi e scomparire. Tutto ciò però è la premessa di una nuova vita, con il piccolo stelo che spunta alla luce del sole e poi diventa pianta con chicchi moltiplicati. Così Gesù ci ha preparati a intravedere nella sua sorte di cui ci ha parlato, nel cammino che ci ha portato a Gerusalemme, non la fine di tutto, ma l’alba di una risurrezione più forte di ogni morte. Già sulla sua croce che ci ha prospettato comincerà ad attirare alla sua vittoria chiunque avrà avuto fede in lui, per completare la sua opera quando di nuovo si mostrerà vivente. E suppongo che toccherà poi a noi annunciare quello che è avvenuto…