Ascolteranno la mia voce
fr. Enzo
Gv 10, 14-18
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
A chi parli, buon pastore? Non certo ad una ristretta schiera di privilegiati, sembri rispondere. La tua parola non può essere imprigionata, si dilata al di là di ogni recinto, si propaga come il fuoco che sei venuto a portare sulla terra, nella nostra storia spesso torpida e tenebrosa. Dove arriva, non lascia in pace chi è superbo, presuntuoso, ipocrita; dà invece la pace a chi è libero, sensibile, disponibile. Strane pecore, le tue! Non hanno un volto ovino, ma divino. Non gregge rassegnato e amorfo di individui clonati (la famosa pecora Dolly del 1996 con te non avrebbe successo..), ma popolo di lingue, culture e razze diverse. Ciascuna con la sua irriducibile originalità, ma insieme capace di dialogare con la diversità. Giustamente orgogliosa della sua libertà, ma anche attenta a misurare il suo passo con quello delle altre, per non andare allo sbando. E con l'orecchio teso a percepire la tua voce, ora sommessa, ora tonante, che indirizza nel cammino, nella fiducia che ogni tua parola genera vita, anche se a volte la strada diventa scoscesa e intricata e si fa fatica a mantenere la giusta direzione. E anche se può capitare di smarrirci, senza dubbio verrai a cercarci…
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