C’è una buona notizia: Il Signore viene!
fr. Maggiorino
Siamo alla II domenica di Avvento e la figura che il vangelo ci propone è quella di Giovanni Battista che troveremo anche domenica prossima. Leggiamo i primi otto versetti del vangelo di Marco, che inizia con il titolo dell’opera. La prima parola è «Inizio», in greco arché, la stessa parola con cui inizia la versione greca del libro della Genesi (in ebraico: בְּרֵאשִׁ֖ית - bereshìt). Significa che qui si inaugura una nuova storia, una nuova creazione. Significativo che questa nuova creazione avvenga con la proclamazione della buona e bella notizia (euangeliou) riguardante l’evento di Gesù, il Cristo, il Messia, il Figlio di Dio.
Dopo il titolo segue la citazione che Marco attribuisce al profeta Isaia. In realtà la prima è del profeta Malachia (Ml 3,1) mentre la seconda è di Isaia (Is 40,3). Probabilmente Marco ha attribuito tutto a Isaia perché è il profeta più noto
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via»: Malachia si esercita il suo ministero profetico nel periodo post esilico, nel periodo della restaurazione del Tempio. Il profeta denunzia la falsità e la trascuratezza dei sacerdoti e il comportamento della gente, che non vive secondo gli insegnamenti del Signore. Ma egli prospetta anche un avvenire assai più glorioso, quando il Signore stesso, preceduto da un suo messaggero, avrebbe dovuto manifestarsi nel nuovo tempio con tutta la sua gloria.
«Preparate la via del Signore»: La citazione di Isaia, per la precisione del così detto DeuteroIsaia (il profeta della consolazione) immaginava invece il ritorno degli esuli da Babilonia come un nuovo esodo, con il Signore a capo del corteo e un araldo che lo precede per invitare gli abitanti dei villaggi a rendere più agevole il sentiero su cui i rimpatriati dovranno passare, così come si faceva per l’arrivo di qualche ospite illustre. È importante ricordare che temi principali del vangelo di Marco è quello del camminare al seguito di Gesù, sulla sua via. Ed è interessante ricordare come negli Atti degli Apostoli i cristiani sono chiamati «appartenenti a questa Via» (At 9,2).
Al versetto 4, si introduce la figura di Giovanni Battista. Improvvisamente. La sua comparsa risponde alle antiche profezie. Questa concordanza è sorprendente. Per noi ora è evidente che Giovanni sia quel messaggero che le Scritture annunciavano, ma la scoperta di questa correlazione deve essere stata fatta da “profeti” all’interno della comunità. Secondo alcuni la domanda un po’ ironica che fa Gesù: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto?» (Mt 11,7) ha la funzione di costringere ad una riflessione sul ruolo di Giovanni.
- È importante che in ogni comunità cristiana ci sia un compito riservato ai profeti: interpretare la vita e la storia attuale alla luce delle Scritture.
L’atteggiamento di Giovanni Battista, il suo vestiario, la sua alimentazione, erano considerati “strani” anche per i suoi contemporanei, non solo per noi. Voleva intenzionalmente essere un segno vivente, un simbolo. L’asceta, non è tale per amor d’ascesi (come la povertà francescana non è per amore della povertà in sé stessa) ma per essere un segno: nel caso di Giovanni voler essere la personificazione del vero Israele che vive nel deserto e attende Colui che dovrà venire.
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